Geni in fuga

L’Orchestra Giovanile Regionale Paganini è una realtà ormai nota del panorama musicale della nostra regione.
Si esibisce regolarmente in sedi prestigiose ed è composta da giovani che stanno avviando parallelamente le proprie
carriere professionali in ambito musicale.
L’ottetto di questa sera nasce dal desiderio del direttore dell’orchestra, il maestro Vittorio Marchese, di raccogliere
attorno a sé i ragazzi che nella vita sono anche i propri allievi di strumento. E’ quindi una diretta emanazione
dell’Orchestra Paganini, ma principalmente quel momento unico e magico nel quale un affermato concertista può
salire sul palcoscenico contornato dai giovani che egli stesso ha aiutato a crescere. Si potranno notare infatti
l’affiatamento di una classe unita, ma soprattutto l’intesa complice di persone che da anni condividono l’intera vita,
dai banchi di solfeggio, alle lezioni di strumento sino addirittura alle vacanze che regolarmente, da anni, trascorrono
insieme tra studio e divertimento.

“Geni in fuga”
La fuga è la forma musicale in cui la capacità del compositore si divide tra tecnica matematica e creatività artistica. E’ basata sull’imitazione, sotto forma di canone di un tema che, dopo essere stato esposto da un primo strumento, viene ripetuto in sovrapposizione da tutti gli altri, intrecciato ed elaborato nei modi più disparati
Nasce prima del ‘600 e ha messo alla prova il talento della maggior parte decompositori della storia.
Nel caso del programma di questa sera, possiamo assistere all’approccio alladi tre grandi rappresentanti di altrettanti periodi storici. Johann Sebastian Banel Barocco, Wolfang Amadeus Mozart nel Classicismo e Felix Mendelssohn pieno Romanticismo.
Geni in fuga
Tre compositori, ma soprattutto tre geni.
Bach, il maestro della fuga, tra le centinaia di queste composizioni dedicate aogni strumento, scrive “L’arte della fuga”, diciannove contrappunti (sinonimfuga) tutti scaturiti dallo stesso tema. Un’opera monumentale che non riuscì a terminare prima della morte. Noi ascolteremo il primo contrappunto, un momento quasi ascetico, nel quale l’essenza perfetta della forma è visibile come controluce Mozart e Mendelssohn sono accomunati per essere stati i due talenti più precoci della storia della musica. Del primo è nota la storia tumultuosa, mentre troppo spesso si ignora che Mendelssohn già a dodici anni iniziasse a scrivere le sue sinfonie e che a sedici, l’età alla quale compose l’ottetto op 20, già gestisse una stagione concertistica (Mozart scrisse invece Adagio e Fuga Kv 546 a trentadanni, quindi quasi al termine della propria vita). Il quarto movimento dell’ottetto è basato sulla riproposizione fugata di un tema gestito su quattro voci e concludera’ un programma che ci accompagnerà nell’esplorazione di un percorso sonoro che in meno di ottant’anni anni porterà la musica dalle eleganti sonorità settecentesche alle poderose masse sonore del Romanticismo più maturo.